martedì 27 maggio 2014

Dividendi: fini e tipologie

In finanza, il derivato è un contratto o un titolo avente prezzo basato sul valore di mercato di un latro strumento finanziario, chiamato sottostante. Sottostanti possono essere, ad esempio, azioni, tassi di interesse, valute, indici.
Principali finalità legate all'utilizzo dei derivati sono:
  • Hedging. Un investitore che intende acquistare un titolo, deciderà di procedere con l'atto nel momento in cui riterrà che il prezzo sia abbastanza basso, sperando che, in futuro, subisca un rialzo, di modo che, qualora volesse rivendere lo strumento, ne trarrebbe un profitto. E' possibile, in realtà, che il titolo subisca un ulteriore decremento, cosicché l'investitore sia soggetto a perdita, più o meno elevata. A questo proposito, si dice che l'acquirente assume una posizione lunga. Al contrario, un investitore che si propone di vendere uno strumento finanziario, intenderà farlo quando suppone che questo abbia raggiunto il massimo prezzo, in modo da raggiungere il massimo profitto ottenibile. Anche in questo caso, però, vi è rischio di rialzo del mercato: è possibile che il prezzo continui a salire a seguito dell'atto di vendita, acciocché sarebbe apparso conveniente aspettare ancora per procedere con l'atto. Il venditore assume, da questo punto di vista, posizione corta. La copertura di rischi presuppone un'operazione che richieda posizione corta, effettuata per bilanciarne un'altra caratterizzata da posizione lunga, e viceversa. Con un esempio: supposto che un impresa intenda acquistare una data quantità di un bene, tra un periodo di tempo prestabilito e ad un prezzo prefissato; il rischio consiste nella possibilità che, al termine del periodo, il prezzo possa essere più basso di quello stipulato, caso in cui il contratto stabilito precedentemente non risulti più conveniente. In tal caso, per ridurre il rischio generato dal presentarsi si una situazione di questo tipo, l'impresa può stabilire un secondo contratto, l'opzione appunto, in cui si impegni a vendere immediatamente la merce acquistata ad un altro soggetto economico ad un prezzo superiore a quello stipulato nel primo contratto. L'impresa rinuncia ad un guadagno maggiore, cui avrebbe diritto nel caso di rialzo dei prezzi, a fronte di un profitto certo, seppur ridotto.
  • Arbitraggio. E' possibile acquistare un determinato prodotto sul mercato in corrispondenza del quale si registri il prezzo più basso, per poi rivendere tempestivamente il medesimo su un secondo mercato, in cui il prezzo risulti più alto. La differenza tra i due prezzi costituirà il guadagno dell'operatore.
  • Speculazione. Restando all'esempio precedente, l'impresa che intende acquistare il bene potrebbe no voler effettuare alcune operazione per tutelarsi, perché totalmente convinte che, al termine del periodo prestabilito, il prezzo salga e risulti superiore al valore stipulato nel contratto. Proprio il contratto è stipulato versando inizialmente una piccola quota dell'importo; se, effettivamente, il prezzo risulterà più alto, lo speculatore potrà acquistare il bene al prezzo di contratto e rivenderlo immediatamente al prezzo di mercato, più elevato, traendone un guadagno. Il guadagno risulterà tanto più elevato, quanto più contenuta sarà la quota iniziale investita, cioè il dividendo (effetto leva). Scenario del tutto diverso nel caso di decremento del prezzo rispetto alla quota stabilita nel contratto: in tal caso, l'investitore sarebbe costretto a comprare un bene ad una quota molto superiore al prezzo di mercato, e risulterebbe complesso, a quel punto, rivendere la merce ad un prezzo che garantisca, quantomeno, di recuperare la somma di denaro versata. Il rischio più grande è rappresentato dalla bolla speculativa.
Tra le molteplici tipologie di derivati, solitamente si usa distinguere nelle due categorie plain vanilla, corrispondente ad una negoziazione standard, e titoli esotici, più complessi. Nella prima, i principali strumenti risultano:
  • Futures. Si tratta di contratti in cui ci si impegna ad acquistare merci o attività finanziarie in una certa data e ad un certo prezzo prefissato. Da questo punto di visto, sono assimilabili ai contratti a termine, pur differendo da questi ultimi essendo standardizzati in termini di importi e scadenze, e non risultando riferiti a specifiche categorie di prodotti (titoli di stato con scadenza almeno decennale, senza imporre, dunque, che i titoli debbano avere proprio scadenza a dieci anni). 
  • Forward rate agreement. Sono contratti attraverso i quali due soggetti economici si impegnano a scambiarsi una quota di denaro prefissata, calcolata come differenza tra un tasso concordato (contract rate) ed un tasso di riferimento (come il LIBOR). Chi acquista il FRA, pertanto, si impegna a pagare una quota di denaro a tasso concordato, chi lo vende a pagare una quota stabilita a partire da un tasso di riferimento.
  • Swap. Chi stipula tali contratti si impegna a scambiarsi flussi monetari futuri.
  • Opzioni. A differenza dei futures, in questo caso si ha la possibilità, non l'obbligo, di acquistare o vendere il sottostante entro una certa data e ad un dato prezzo (strike price). Le opzioni call conferiscono al possibilità di acquisto del titolo in questine, le opzioni put quella di vendita.
Per completare il quadro, con il termine capitale sociale (equities) si designa il contributo agli azionisti fornito dalla società di cui essi fanno parte. Il termine è spesso sostituito con capitale di rischio, poiché, se l'attività, per un qualsivoglia motivo, cessasse, dopo aver incassato l'attivo dovranno essere restituite tutte le passività, secondo una gerarchia di importanza, e solo a quel punto sarà possibile procedere con il rimborso della quota destinata agli azionisti: non è detto che l'azienda disponga ancora di capitale da restituire a questi ultimi, dunque il capitale sociale rappresenta la quota di profitti maggiormente a rischio. Tale quantità, ovviamente, non resta costante per l'intera vita di una società: aumenti di capitale possono essere richiesti dagli organi di amministrazioni delle società, mentre riduzioni dello stesso possono essere richieste deliberatamente dalla società o imposte da un'autorità garante qualora vi siano state perdite che abbiamo leso il capitale sociale di oltre un terzo. Nel caso in cui questo risulti ridotto oltre il limiti legale, si impone per legge non solo la riduzione, ma anche la ricapitalizzazione, la quale consiste in un'aumento ad una cifra no inferiore al minimo.
All'azionista possono essere ceduti gli stessi beni conferibili in sede di costruzione della società, nonché porzioni di patrimonio netto disponibile (si parla, in questo caso, di passaggio di riserve a capitale). 

(Fonte: Wikipedia)

Nessun commento:

Posta un commento